Invito a descrivere l'incontro 
sull'autobus 58 

Torino 25 maggio l999 
Caro professar Businaro, 

ho riflettuto molto sulle proposte di lavoro che lei (da vero sadico o "sindaco", come dice Andrea Mancini), ha lanciato qua e là durante il percorso della mostra: illustrare le storie del pappagallo, radunare le riflessioni sul Kosovo, rifare il percorso a ritroso ricostruendo ognuno la sua storia partendo dalla "Storia complicata". 
Ce n'è per una vita..., ma non intendiamo tirarci indietro e, dato che il tempo scolastico a disposizione è quasi scaduto, stiamo approntando iniziative per il prossimo anno con una collaborazione che possa essere anche un ritrovarsi. 

In effetti le confesso che io trovo tutto questo estremamente stimolante e sto solo cercando di organizzare spazi e tempi. 
Però devo aggiungere una richiesta (come lei ha ben compreso sono molto sadica anch'io) e la richiesta se da un lato è quasi ovvia, dall'altro forse un poco la stupirà: la storia di zio Lucio e della quinta B deve diventare un libro, deve essere trascritta in modo che tutti la possano condividere pur restando solo nostro il privilegio di averla vissuta nella realtà. Vuole aiutarmi a riordinarla ed a scriverla? Naturalmente di questo bisognerà riparlarne a voce. 

Mi spiego meglio: sua nipote Sara nel famoso baule dei ricordi dovrebbe poter trovare qualcosa di più di una raccolta di lettere ingiallite con i nomi di bambini sconosciuti. Dovrebbe poter aprire un vero libro con tutta una storia documentata e vissuta in tutti i suoi passaggi con suggestiva chiarezza e rigore ricostruttivo. 

Come devo averle già accennato un paio di volte io mi sto occupando di storia del 900, ma anche del modo nuovo e stimolante d'insegnare la storia, un modo che ci è richiesto da tempo dai nuovi programmi, ma che in pratica non è sempre facile realizzare perché vuoi dire crescere e approfondire la ricerca con i bambini e sul piano didattico è tutto da sperimentare. 
Seguendo corsi di aggiornamento e ricollegandomi alle più svariate esperienze, ho avuto modo di apprezzare sempre di più il percorso che abbiamo fatto insieme quest'anno, e non parlo solo della sua testimonianza vera e propria, ma dell'occasione che lei ci ha offerto di scrivere e riscrivere storie, di ricostruire avvenimenti seguendo una logica narrativa, imparando, con la motivazione della simpatia e dell'affetto, a comunicare con chiarezza ciò che si è vissuto. 

Con i bambini però ci siarno detti, aprendo i nostri famosi quaderni: "Che cosa manca?" 
Ecco mancano le voci narranti che cuciano insieme i vari momenti che dicano altre cose ancora che sono in realtà state dette e vissute, ma non scritte. 
Come racconta la maestra l'incontro sul pulman? Come lo racconta zio Lucio, quando non è ancora (almeno per noi) zio Lucío? Come la raccontano i bambini che hanno visto e quelli lontani? 
Noi sappiamo che siamo saliti, stanchi morti, su di un autobus e lì abbiamo incontrato un signore. Ora sappiamo quanto siamo stati fortunati quel giorno, ma allora? 
Come si ricostruisce una testimonianza? Quali sono i suoi limiti? Che cosa bisogna verificare in una testimonianza storica? 

Le alleghiamo lo schema al quale siamo arrivati dopo aver scritto tutti, anch'io ed anche chi non era presente, la testimonianza di quanto è avvenuto il 12 gennaio 1999 Abbiamo bisogno della sua, l'aspettiamo con ansia. 

Dobbiamo programmare i lavori prima dell'estate perché la maestra sadica abbia il tempo di richiedere i compiti in funzione di questo progetto. 

La ringrazio spero di sentirla presto, in ogni caso la vedremo allo spettacolo (farà un caldo dannato secondo me, forse è meglio venire in abbigliamento da spiaggia... 

Un saluto affettuoso 
Mariavittoria Frigero 
Come testimoniare l'incontro sull'autobus?